Non è tutto oro quello che luccica, soprattutto di notte. Quando le tenebre iniziano a calare sulla città, ogni sera inizia un esodo che porta all’Isola un numero sempre più alto di persone che si riversano nei locali, quasi sempre dopo una estenuante ricerca di un buco dove lasciare la macchina. Che in genere non trovano, non sui posti regolamentari almeno.
L’ Isola è oggi il cuore creativo di Milano e negli ultimi anni ha visto crescere in maniera esponenziale al proprio interno anche il numero di locali e ristoranti. Ma se da un lato questi ultimi hanno reso il quartiere più vivace e piacevole da vivere soprattutto la sera, dall’altra la loro presenza viene sempre più percepita da molti residenti come invadente e fonte di disagio. In realtà si stanno letteralmente impadronendo nel nostro quartiere, sostituendosi ai piccoli negozi di vicinato e alle gallerie d’arte, facendogli mutare radicalmente fisionomia e ritmi di vita.
Nei fatti questo processo si traduce non solo in una progressiva perdita di identità, ma soprattutto in un peggioramento della qualità della vita di chi vi risiede, in termini di inquinamento acustico e veicolare, parcheggio selvaggio, sovraffollamento di un’area che è per sua natura raccolta e molto ben delimitata. L’afflusso costante e sostanzioso di persone e veicoli da tutta la città e dal territorio circostante sta fortemente limitando lo spazio di chi vi risiede, sia che si pensi più banalmente alla progressiva sparizione dei posti auto, sia a quello ben più importante riservato alla quiete e al riposo.
Già da alcuni anni in alcuni spicchi del quartiere i residenti hanno dovuto fare i conti con realtà portatrici di disagi per lo più legati al rumore, come nel caso del cosiddetto Motoquartiere in via Thaon di Revel. Ma in questo momento i riflettori si stanno accendendo su piazza Archinto, dove alcuni locali a prevalete vocazione notturna attirano gente fino a notte tarda, con tutti i problemi noti che questo si porta dietro: schiamazzi, abuso di clacson, degrado del suolo, spaccio, parcheggio selvaggio che arriva letteralmente a bloccare la piazza. E tutto questo nella stagione invernale e in quasi tutti i giorni della settimana, non soltanto durante il week end.
Così il confronto sul recente progetto di riqualificazione urbanistica della piazza , che sarà votato a breve, è diventato il punto di partenza per l’avvio di un dialogo con le istituzioni sulla questione. A breve dovrebbe partire un tavolo condiviso tra abitanti, commercianti e istituzioni per cercare interventi sui problemi notturni generati dalla movida, in piazza Archinto e più in generale in tutta l’Isola.
Quando si parla di movida spesso le amministrazioni brancolano nel buio, non sapendo (o non volendo?) conciliare interessi diversi e molto spesso in contraddizione fra loro. Secondo noi però questa è un’occasione importante per affrontare il problema in un momento in cui questo non è ancora completamente fuori controllo. Abbiamo la fortuna per ora, diversamente da altri quartieri, di avere una prevalenza di ristoranti e pub che offrono musica dal vivo e che tendono a “contenere” piuttosto che lasciare la gente in strada, e di vivere in una delle zone meglio collegate con i mezzi pubblici della città. Recentemente è anche nato Isola Food District, che è un progetto di marketing territoriale votato alla valorizzazione delle attività commerciali legate al food, ma potrebbe anche diventare un interlocutore con il quale concordare politiche di informazioni e di “sviluppo sostenibile” da intraprendere in questo settore.
La movida deve essere pensata come una grande opportunità che può essere colta per rilanciare il turismo, la produzione artistica (si pensi ad esempio alla musica dal vivo che sta sempre più sparendo), la creazione di posti di lavoro, l’alta qualità della vita in un tessuto urbano sia di giorno che di notte. Ma proprio perché nasca e cresca in una misura sostenibile e non sfugga totalmente al controllo come in altre aree della città, è opportuno tentare di “pianificare” e regolamentare il più possibile il fenomeno, puntando ad una convivenza tra locali, residenti e popolo della notte.
E proprio perché questo percorso non può prescindere da una programmazione su larga scala che comprenda problematiche legate all’uso del territorio urbano (zone a traffico limitato, parcheggi, mezzi pubblici), alla gestione dei rifiuti, alla sensibilizzazione di gestori, avventori e amministratori sulle tematiche del rumore, dell’abusivismo e dell’abuso di alcol e in generale, alla possibilità di adottare politiche di premialità – ancor più che di repressione – per chi adotta comportamenti virtuosi, ecc., il dialogo con le istituzioni è fondamentale.
Oramai l’Isola non è più quella che molti di noi hanno conosciuto prima della recente trasformazione urbanistica, e per molti versi questo è un bene. Ma non per questo dobbiamo lasciare che diventi un luogo ingestibile dove regnano caos e malcostume. In fin dei conti è sempre la nostra cara vecchia Isola.