Il destino di Porta Nuova cammina sul filo del Rasoio. Posto nel cuore del più importante investimento immobiliare città l’edificio ex-Ligresti, dopo averla fatta in barba a tutti i regolarmenti edilizi, sembra voler fare pelo e contropelo anche a Expo, a meno che qualcuno non decida di stenderci sopra un velo pietoso, ovvero di metterci la classica “pezza”.
Per chi non conosce la storia, il Rasoio fa parte dell’assalto del Progetto Isola-Porta Nuova che ha tolto ai cittadini i giardini pubblici e la Stecca degli artigiani per concedere quegli spazi comuni a privati che ne hanno fatto palazzi con ambizioni “altissime”.
Il progetto originario risale addirittura alla fine degli anni ’80, e prevedeva l’edificazione di una palazzina di dieci o più piani, ad uso ufficio, di cui Milano Assicurazioni avrebbe voluto fare la propria sede, e infatti il Rasoio è ancora oggi noto come ex-Palazzo Milano Assicurazioni. Ma la vicenda parte già male: una prima convenzione viene dichiarata invalida con una sentenza del Consiglio di Stato del 2000, in quanto frutto di un accordo corruttivo.
Nel corso degli anni novanta si sviluppa il progetto di “riqualificazione” di tutta l’area circostante, e quando tramonta l’ipotesi di farne la nuova cittadella della moda, si pone anche il problema del cambio di destinazione d’uso della palazzina: showroom o centro commerciale? residenziale o incubatore dei progetti secondari che vengono a cadere all’ombra del boeriano bosco verticale? I 12 mila metri quadrati del Rasoio a balconata continua, divisi su dodici piani, paiono trasformarsi nel primo parcheggio-grattacielo del centro città.
Così una seconda convenzione del 2004 ed il successivo permesso a costruire del 2006 vengono impugnati da alcuni cittadini e commercianti della zona, che ottengono dal Tar Lombardia il loro annullamento per illegittimità connesse alle volumetrie ed agli standard urbanistici. L’edificio è stato criticato dai comitati dell’Isola perché incombente sui giardini di via Confalonieri e per il centro commerciale, che avrebbe fatto morire i negozi del quartiere. Inoltre erano previsti 400 posti auto a rotazione con generazione di traffico su via Confalonieri.
Una consulenza tecnica aveva riscontrato inoltre l’erronea qualificazione come pertinenza degli ultimi due piani dell’opera (900 mq destinati a piscina e centro fitness) ed alla relativa esclusione dal computo totale della volumetria autorizzata e autorizzabile. La Procura della Repubblica ha quindi chiesto ed ottenuto il sequestro preventivo dell’opera, essendo stato rilevato un «periculum in mora», in relazione all’offesa al territorio e all’equilibrio urbanistico insito nella ultimazione della costruzione in mancanza di un idoneo provvedimento amministrativo”. La Cassazione ha invece annullato con rinvio il provvedimento accogliendo il ricorso dei legali della Im.Co che, a differenza della Procura, hanno sostenuto la conformità al regolamento urbanistico comunale della concessione e del premesso di costruzione dell’edificio.
Il palazzo riprende dunque a salire fino al fallimento Ligresti, quando viene messo all’asta con quasi un 50% di ribasso rispetto al suo valore originario (si parla di 43 milioni). Ora quindi il problema non è più solo dei residenti, per i quali il Rasoio è da sempre il più odiato dei progetti di Porta Nuova, ma anche per la Hines che ora si ritrova si ritrova con il grattacielo “più bello del mondo” con affaccio diretto sul rudere “più brutto del mondo” (si è recentemente aggiudicato l’ambito titolo di “ecomostro” di Milano), ma anche per il Comune che non sa più come nascondere lo scempio a tre mesi dall’inizio di Expo.
Che fare? Il Comune chiede ora alla proprietà (Unipol) di abbatterlo o almeno di mascherarlo fino alla fine dell’anno, e pare che tutta Milano, a parte Unipol, abbia le idee chiare sul da farsi.
Per la serie la speranza è l’ultima a morire, gli isolani hanno pochi dubbi: abbattere, abbattere subito! E ripristinare i vecchi giardini della Stecca. In subordine, poiché in fondo si sa che i sogni non si realizzano (quasi) mai, si propone:
- case per persone a basso reddito e per chi non ha casa
- spazi gratuiti per commercianti che hanno dovuto chiudere bottega surclassati da tasse e debiti
- un parcheggio libero
- un nuovo Beaubourg (Centro Pompidou)
- un luogo dove artisti di strada possano esprimere la loro creatività
- riqualificarlo semmai facendo sviluppare vari progetti da studenti di architettura e ingegneria
- e per finire, una provocazione: mettiamoci il mercato!
Alla fine verrà messa la solita pezza. Unipol ha comunicato che lo rivestirà di cartelloni pubblicitari (seguiranno il consiglio del “Milanese Imbruttito” per un maxi-poster di Belen?), così da poterci pure guadagnare sopra, e intento fa sapere di avere intenzione di volerlo adeguare agli standard architettonici degli edifici più belli della zona, vagheggiando qualcosa a proposito di “terziario avanzato” (si vocifera a proposito di un albergo di lusso). Alla faccia dell’housing sociale. Intanto il Rasoio resta lì, svettante nella sua infinita bruttezza, e sembra farla in barba a tutti queli che gli vogliono male.