Torniamo sulla questione del verde pubblico e della Biblioteca degli Alberi. Scusate l’insistenza ma ormai non ci dormiamo più la notte, e la mattina poi ci si sfoga qui.
Tutto è cominciato dal Portello, quando una serie di segnalazioni avevano evidenziato come il Comune non riuscisse ad occuparsi a dovere dell’area con la collina a spirale disegnata da Charles Jencks e Andreas Kipar. “Noi spendiamo 80 centesimi al metro quadro – ammise ai tempi Pierfrancesco Maran – quando andrebbero spesi tra i 4 o 5 euro per valorizzare al meglio l’area”. Così il Comune iniziò a pensare di affidarla a un privato, che, in cambio, avrebbe avuto un ritorno di immagine associando il suo nome a quello del parco, oppure organizzandovi degli eventi.
Del resto da 5 anni esiste già un parco a gestione privata, quello di City Life, dove si è puntato sullo sport: golf, tennis e paddle la fanno da padrone (non vi aspettavate mica il campetto di calcetto dell’oratorio), ovvero aree concesse in comodato gratuito a società sportive «per attirare la meglio gioventù». Senza contare le corse podistiche, qui ormai di casa, e il rilancio del Vigorelli. Per quanto riguarda gli eventi invece si punta sul cinema all’aperto, sui concerti di Pianocity e jazz e sulle attività spontanee dei cittadini ,«senza sponsor e loghi a vista», che esulano quindi da una logica commerciale.
L’idea insomma sembra funzionare. Così a maggio il consiglio comunale approva una modifica dell’occupazione del suolo pubblico che permetterà al Comune di affidare la gestione dei parchi a privati tramite gare di sponsorizzazione. Per rientrare dalle spese gli sponsor potranno realizzare eventi o prevedere spazi commerciali e chioschi senza pagare il canone di occupazione suolo pubblico, giustificando un investimento di privati motivati dal voler garantire un parco di alta qualità nella zona dove hanno svolto un intervento urbanistico o da un ritorno di immagine. A cosa staranno mai pensando?
E così arriviamo alla tanto attesa Biblioteca degli Alberi, che viene presentata all’inaugurazione come il primo parco pubblico a gestione privata della città. Quello che è successo è che il Comune ha ricevuto una offerta di sponsorizzazione da parte di Coima, lo stesso soggetto che ha realizzato il Parco a scomputo degli oneri di urbanizzazione, al quale ha dovuto far seguire un bando pubblico che si è chiuso dopo solo un mese (lo trovate cercando bene nella sezione “Avvisi” del sito del Comune).
In sintesi la proposta comprende:
- la creazione di un programma ludico-culturale con una media annuale di 280 eventi
- la collocazione di mercatini temporanei a tema (Natale, Bio food, Street Food)
- la realizzazione di un padiglione temporaneo (?) di 2000 mq
- fino a 5 chioschi per la somministrazione di alimenti e bevande e la vendita di merchandising
- lo sfruttamento delle aree pedonali attigue al parco per estendere di circa 3000mq la superficie su cui ospitare iniziative culturali ed eventi commerciali
- l’installazione su queste aree (Gae Aulenti, Linda Bo Bardi, Alvar Aalto) di 13 totem pubblicitari (a cui se ne aggiungeranno altri 8 sulle aree del podio)
Perché tutto questo possa realizzarsi il Comune dovrebbe garantire, oltre ad un contributo economico per la gestione del parco e servizi di manutenzione del verde, la realizzazione di impianti elettrici, impianti di forza motrice, impianti di videosorveglianza, impianti per servizi igienici, ecc. E udite udite, il parco stesso dovrebbe essere interdetto a qualsiasi altro soggetto ed evento non gestito dallo sponsor ufficiale per tutta la durata della sponsorizzazione (10 anni). Vale a dire che nel parco non si muoverà foglia che Coima non voglia.
Ora, già gli alberi sono pochi e piccolini (non è solo un’evidenza, lo conferma anche l’architetto paesaggista che ci ha lavorato e conosce bene il progetto iniziale), davvero vogliamo seppellire ogni filo d’erba sotto un’insegna pubblicitaria o una bancarella?
Per il 20130 si punta ad almeno 10 milioni di piante in tutta l’area metropolitana. Se ogni singola foglia dovrà nascere griffata, come minimo dovremo fare una modifica al regolamento imponendo di piantare solo sempreverdi.
Va bene che il verde ha dei costi che in qualche modo lo qualificano ormai come un bene di lusso, ma diamine, perché insistere a fare cose fighissime se poi non ce le possiamo permettere? In base a quale perversa logica creiamo giardino all’italiana anziché aree di semplice manutenzione?
E poi, anziché alienare il verde pubblico, perché invece non incrementiamo quello provato? Al momento è previsto che per ogni 10 metri cubi di nuova edificazione 1 metro quadrato di superficie sia destinato a posti auto. Bene, facciamo in modo che ogni nuovo metro cubo edificato implichi anche la destinazione di una superficie a verde – giardini condominiali, parchi privati ad uso pubblico, giardini pensili, boschi verticali, tutto fa brodo – e lì piantiamoci gli alberi. Ma alberi veri, di quelli grandi, che poi non si possono neanche abbattere senza un’autorizzazione comunale. Avremmo risolto in un colpo solo il problema dello spazio per il verde e della sua manutenzione.
E magari anche nei parchi pubblici mettiamoci gli alberi, non aiuole di mentuccia.
Leggi la lettera Che Isola Pepe Verde ha scritto al Sindaco Beppe Sala