E’ stato un bell’esercizio creativo quello che ha caratterizzato la charrette di sabato scorso (1 dicembre) sul cavalcavia Bussa. Talmente efficace da buttare di nuovo all’aria il tavolo di lavoro e rischiare di far ripartire tutto da zero.
Charrette è una tecnica utilizzata per condurre un processo di progettazione urbana partecipata, che coinvolge differenti professionalità (architetti, ingegneri, urbanisti, sociologi, tecnici) e gli abitanti che vivono nelle zone interessate dall’intervento edilizio. Prevede l’elaborazione di un progetto in modo collaborativo e multi-disciplinare, che tenga conto sia del dettaglio architettonico sia di quello territoriale, ovvero della contestualizzazione dell’intervento. In sintesi: professionisti e abitanti del aquartiere hanno lavorato insieme alla valorizzazione del cavalcavia Bussa, che collega l’Isola a Corso Como.
Non sfugge che l’intervento, per il quale l’amministrazione ha promesso di recuprare dei fondi (si ignora quanti e fra quanto tempo), rientri nell’ottica di valorizzare i collegamenti tra Porta Nuova e il complesso di Isola Lunetta, riqualificando una struttura che come minimo è da definirsi “brutta”. Ciò che lo rende interessante a nostro avviso è la possibilità di limitare notevolmente il traffico staradale a favore di un circolazione prevalentemente pedonale e ciclabile, una maggiore sicurezza della zona e soprattutto le ricadute sull’estermità isolana del cavalcavia, a tutt’oggi ancora abbandonata a se stessa. Ed è qui che si è consumato il dramma.
Se infatti tutti i progetti sono riconducibili a proposte simili per quanto riguarda il ponte in senso stretto (un percorso tortuoso della strada per limitare la velocità dei mezzi in transito, la predisposizione di servizi come attacchi per luce e acqua, coperture e terrazze, campi sportivi, aree verdi), la differenza si è vista nella riprogettazione dello spazio nell’area attualmente destinata al giardino condiviso di Pepe Verde. Qualcuno infatti ha pensato che quello fosse il luogo ideale dove collocare il futuro Centro Civico.
I lavori della charrette
E in effetti l’idea ha da subito affascinato tutti, sopratutto chi aveva mal digerito la “non scelta” del 24 novembre scorso. Costruire la Casa di Quartiere su una parte di quello che diventerà il giardino condiviso anziché nel futuro parco, consentirebbe di salvare quel poco di verde che è rimasto all’Isola, permettendo ai cittadini di appropriarsi definitivamente di uno spazio che è nel cuore del quartiere storico e al tempo stesso la porta di ingresso all’Isola per chi arriva dalla stazione Garibaldi e a piedi da Corso Como. I cittadini potrebbero disporre di un luogo totalmete autogestito, sia negli spazi interni sia in quelli esterni, unendo il lavoro di tutti in un progetto realmente condiviso. Sarebbe forse l’unico modo per rendere sostenibile una gestione che dovrà contare esclusivamente sugli sforzi degli abitanti, non essendo previsti finanziamenti comunali né per il Centro né per il giardino.
Così il 2 dicembre, nella riunione conclusiva che avrebbe dovuto consegnare all’Amministrazione le linee guida dei due progetti (Centro Civico e Calvalcavia), è stato rimesso tutto in discussione. Presenti anche alcuni rappresentanti di Pepe Verde, che dovrebbe vedersi consegnare l’area in comodato per 3 anni proprio in questi giorni, si è deciso di sondare questa nuova strada.
Certo per ora si tratta più di un sogno, se pure largamente condiviso, che di una vera e propria possibilità. Da una parte la comprensibile riluttanza a sacrificare parte di una piccola conquista, che ha comportato però un lungo ed estenuante confronto con le istituzioni, a favore di un progetto più ambizioso ma dagli esiti più incerti. Dall’altra le difficoltà che sicuramente avrebbe l’amministrazione a recepire, in extremis se non già fuori tempo massimo, una proposta mai presa prima in considerazione, la cui valutazione richiederebbe uno sforzo non insiginificante visti i tempi molto brevi. Sul piatto c’è però il tema scottante della partecipazione a Milano, ovvero la differenza che passa tra un segnale positivo/primo passo e un modello da seguire, non solo per la città ma anche per il paese.
Il prossimo, e probabilmente ultimo, capitolo di questa storia venerdì 14 dicembre, alle 20 presso Medionauta in via Confalonieri 2.
Gli 8 progetti nel dettaglio
Un interessante articolo del Corriere