E così anche quest’anno il Milano Clown Festival ha chiuso i battenti, anzi, ha levato le tende, e l’Isola torna alla sua normalità. Alla fine il pubblico ha premiato le acrobazie degli Einel Gury e di Nanirossi, peccato, non siamo riusciti a vederli. Ma non è questo l’importante.Ne abbiamo visti tanti altri però, altrettanto incredibili, e per qualche momento siamo stati anche protagonisti dello spettacolo (scopriteci nelle foto!).
A vincere ancora una volta è il Clown Festival, per il successo di pubblico senz’altro, ma soprattutto per l’entusiasmo dei volontari che ci lavorano, per l’ostinazione con cui ogni anno viene organizzato e prodotto (per la prima volta questa volta ha ottenuto un piccolo finanziamento dal Comune di Milano), per il livello degli artisti che porta in città. E soprattutto perchè sa suscitare lo stesso stupore che ci prendeva da bambini andando al circo, quando ancora non avevamo deciso se il clown ci faceva ridere o piangere, ed eravamo disposti a lasciarci ammaliare con la massima generosità e senza opporre resistenza alcuna.
Varcato il tendone davvero sembra di entrare in un mondo fantastico, abitato da esseri strani che non soggiacciono alle leggi della fisica e della convenzionalità, ma acquistano una fisicità quasi ultraterrena facendo con il loro corpo cose che noi umani non riusciamo nemmeno a comprendere: c’è più plasticità e poesia nelle dita di una mano di questi artisti di quanto ognuno di noi, frequentatori di tapis roulant ed fanatici di pilates, potremmo mai arrivare a immaginare nella nostra vita. E non perché i clown non abbiano un’anima, ma perché hai la sensazione che te la offrano sempre apertamente sulla punta delle dita, senza nulla chiedere in cambio se non un pizzico di complicità.
E’ il matto che salva il mondo, il motto del Clown Festival 2013. Ma una volta entrati nella sua realtà fatta di colori, apparentemente avulsa dalla normalità e da qualunque logica economica, ci si sorprende a sbirciare indietro alla nostra vita quotidiana, tutta piena delle nostre piccole necessità di ogni giorno, delle preoccupazioni di lavoro e della fretta cui ci obbligano i nostri ritmi, fino a farci assalire da un dubbio inconfessabile: non è che invece i matti siamo noi?
Ma è un attimo, ed il Festival finisce. Ci ripenseremo l’anno prossimo. Mi raccomando, vi aspettiamo!