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Quel pasticciaccio brutto di via Confalonieri

Marzo 3rd, 2016 by milanoisola Categories: in evidenza, Porta Nuova One Response

Chi non vorrebbe aprire la finestra di casa e godersi l’affaccio sul “grattacielo più bello del pianeta“? Magari senza nemmeno dover  sborsare una fortuna. Eppure sono proprio loro, quei pochi “privilegiati” che si sono aggiudicati gli appartamenti in edilizia convenzionata nella nuova Isola, ad avere le vertigini ogni volta che guardano fuori verso i Boschi Verticali, anche se abitano solo al primo piano.

Perchè i grattacieli sono belli (almeno secondo una giuria internazionale), ma sono anche molto cari. Non solo per gli inquilini, ma anche per quanti fanno parte del Consorzio Porta Nuova Isola, che con i Boschi e le altre palazzine di lusso della zona devono condividere servizi, fornitori e costi. E’ il caso della palazzina B1 di fianco alle Residenze dei Giardini, destinata dal Comune a edilizia convenzionata, ovvero a soddisfare l’esigenza abitativa di determinate fasce sociali individuate principalmente in base ai parametri del reddito. Dieci appartamenti in tutto venduti a 3000 euro al metro quadro in un’area particolare di Milano che viaggia dai 7000 in su.

Quel che lascia perplessi è che il Comune abbia stipulato una convenzione con il costruttore che riguarda esclusivamente il prezzo di acquisto, lasciando quest’ultimo totalmente svincolato relativamente ai costi di gestione, manutenzione, ecc., che in questo particolare caso raggiungono cifre esorbitanti: si parla di una media di quasi 8000 euro all’anno. Significa che un appartamento di circa 95 mq in una palazzina non di pregio (giacchè finiture e servizi sono consoni alla tipologia edilizia), senza portineria, giardino privato o servizi accessori particolari si ritrova con poco meno di 7000 euro di spese, condominiali e consortili. Difficile riuscire a sostenerli per una famiglia con un reddito non elevato.

E’ il Consorzio appunto a pesare in particolar modo, poichè di questo fanno parte tutti gli edifici – quesi sì di lusso – della zona, che soprattutto per la sicurezza (ronda disarmata, ronda notturna armata e control room) non badano a spese. Al danno (per i malcapitati della B1) si aggiunge poi la beffa. Tutti i servizi di ‘property & facility management’, che tradotto per i comuni mortali sono quelli legati alla gestione delle gare per l’affidamento delle manutenzioni e la gestione del call center, sono affidati alla Coima, società di Manfredi Catella che ha gestito con Hines (di Manfredi Catella) il mega progetto immobiliare di Porta Nuova.

Come se ne sce? Impensabile tentare di limare le spese rivolgendosi a service concorrenti giacchè il Consorzio è saldamente nelle mani del fondo del Qatar che giusto un anno fa ha rilevato tutto il complesso, e che da allora qui ha chiuso le vendite (ormai nei Boschi si trovano solo appartamenti in affitto). E Coima ha già fatto sapere che non ci sono più margini di trattativa. Impossibile rivendere subito l’appartamento e comunque lo si potrebbe fare per i successivi 15 anni allo stesso prezzo della convenzione, rimettendoci quindi in spese e tasse più di quanto si dovrebbe già pagare di condominio. Dal Comune a loro volta hanno risposto picche, che loro non ci possono fare niente.

Lo si poteva prevedere? Forse in parte, affidandosi al buon senso popolare del “troppo bello per essere vero”. E infatti quattro dei dieci appartamenti della palazzina sono per ora rimasti invenduti, a seguito della rinuncia degli altri iscritti in graduatoria. Probabilmente male hanno fatto gli acquirenti a fidarsi delle stime fornite a voce dal venditore fino al momento del rogito, poi rivelatesi fuorvianti (si parlava di una media di 5000 euro per appartamento calcolata per eccesso – ci hanno detto -, contraddetta nei numeri solo tre giorni dopo la firma dal notaio), sentendosi comunque tutelati da un accordo garantito dal Comune di Milano. Ma il controsenso, e il pasticcio, nei fatti rimangono.

Una cosa simile era già accaduta in effetti per i box sotto i Boschi destinati alla vendita ai residenti a prezzi calmierati (anch’essi parte del Consorzio Porta Nuova Isola). Anche allora furono fatti diversi bandi successivi poichè i box continavano a restare invenduti proprio a causa degli alti costi di gestione. Solo che in quel caso non era necessario consegnare l’ISEE ma bastava solo essere residenti nel quartiere, e comunque non erano cifre tali da rovinarti la vita. Come accade invece ora ai malcapitati della B1, che si ritrovano di fatto ostaggio degli emiri.

Resta da capire cosa accadrà di quei quattro appartamenti rimasti vuoti, giacchè dalla convenzione non è chiaro se la proprietà potrà ora venderli ai prezzi di mercato. Se così fosse ci sarebbe davvero da pensar male.

  1. […] Al netto delle tante contraddizioni che il quartiere Isola ha vissuto in questi anni, questa sembra davvero assurda. La storia la racconta Milano Isola: […]