Nel giugno del 1940, subito dopo la dichiarazione di guerra alla Francia ed all’Inghilterra, per Legge in ogni fabbricato dovevano venire costruiti, nelle cantine, i rifugi antiaerei. Le cantine della casa vennero subito allestite: travi e tronchi di sostegno, uscite di sicurezza, e per noi piccoli che nella casa eravamo una decina vennero improvvisati dei lettini di legno per poterci dormire nelle notti di “allarme”. I Francesi erano già venuti a bombardare nel Nord Italia ma non ancora su Milano. Ricordo di avere dormito in quel lettino improvvisato un pò di volte quando di notte era suonato l’allarme ma non vi furono bombardamenti su Milano in quelle notti.
Ogni casa dell’Isola, e così in tutta Milano, era stato nominato un “capo fabbricato” che aveva il compito di assicurarsi che tutti rispettassero l’oscuramento, nessuna luce doveva trapelare dalle persiane, che tutti scendessero in rifugio durante gli allarmi e che tutto si svolgesse ordinatamente. Nella casa dove abitava la mia famiglia era stato incaricato mio padre. Nei mesi seguenti ci furono dei bombardamenti su Milano ma l’Isola non ne venne coinvolta ancora.
Un pomeriggio si dovette scendere in rifugio per l’allarme, si sentiva già il rumore degli aerei che arrivavano su Milano in formazione. Tutti pigiati in rifugio sentimmo le esplosioni delle bombe che cadevano ed al cessato allarme, ed era già buio, uscimmo in strada. In via Cola Montano stava bruciando la falegnameria Bovolato che era stata colpita dagli spezzoni incendiari. Non avevo mai visto uno spettacolo del genere. Le fiamme si alzavano all’altezza del tetto dello stabile d’angolo di Via Dal Verme 1. Bruciò per tutta la notte senza nessun intervento per spegnere il fuoco. Al mattino c’erano solo dei tizzoni fumanti. Altri gravi danni non mi risulta ce ne fossero stati all’Isola in quella incursione.
Intanto cominciavano gli sfollamenti da Milano. Tutti i generi, alimentari e non, sin dall’inizio, erano stati tesserati. Cioè ogni cittadino riceveva una tessera annonaria, con i buoni della stessa poteva acquistare, nel negozio che aveva scelto, le razioni assegnate. Certo la fame imperava e la borsa nera permetteva solo a chi disponeva di denaro di non farsi mancare il necessario. Tutto era tesserato, anche l’abbigliamento e la legna o carbone per il riscaldamento.
Nell’inverno del 1943 le piante di piazzale Archinto, in una notte (ed era in vigore il coprifuoco, cioè nessuno poteva uscire di casa dopo le 22 e sino le 6 del mattino, pena gravi conseguenze) vennero segate e fatte sparire senza che nessuno se ne accorgesse. Come possibile? Senza mezzi per spostare la legna ricavata? Eppure il combattere il freddo nelle case faceva addirittura rischiare la vita o la galera. A questo riguardo già tutto quello utilizzabile, per far ardere le stufe, del Cinema Patria, Archinto angolo Dal Verme, distrutto nel febbraio del 1943, era stato asportato. Prima i sedili poi il pavimento di legno a listoni. Poi venivano attaccate le case bombardate. Si smontavano le porte in legno per bruciarle così come i mobili rimasti e non sfollati. Insomma eravamo diventati delle cavallette. Io, che ero arrivato ai miei dieci anni, mi feci anche delle brutte ferite alle mani ed alle braccia per asportare delle porte dallo stabile di P.le Fidia centrato dalle bombe.
Il fascismo cadde il 25 Luglio del 1943, malgrado questo i “liberatori” vennero a bombardare Milano nelle tre notti di metà Agosto. E’ in queste occasioni che l’Isola fu gravemente colpita. Le case distrutte e gli stabilimenti colpiti furono molti. Non stò qui ad elencarli ma li ricordo ad uno ad uno, tutti. All’inizio della via Ugo Bassi, svoltando dalla Carlo Farini, ed arrivando sino all’angolo Cola Montano, erano tutti depositi della Gondrand e stalle per i loro cavalli. Io li ricordo bene quelli che tornavano scarichi percorrendo la J. dal Verme. Scaricavano spesso la loro pullina che restava sull’asfalto solo pochi minuti, c’era subito qualcuno che con secchio e paletta la andava a raccogliere, ancora fumante, per concimare la terra dei vasi di fiori o quella delle cassette in cui si piantava, sulle ringhiere o nei cortili, ogni cosa commestibile, pomodori, ecc. Ricordo benissimo quando le stalle furono colpite dagli spezzoni incendiari e furono distrutte dal fuoco insieme ai poveri cavalloni. Fu nella stessa notte in cui fu distrutto il cinema Vox di via Farini, che venne poi ricostruito solo qualche anno dopo la fine della guerra.
di Gianni Tedeschi