Se chiedete a un milanese come definirebbe l’Isola oggi, la risposta probabilmente sarebbe “radical chic”. Zona di periferia urbana ma vicinissima al centro; orgogliosa della sua origine popolare e della sua indole sinistrorsa e nuova meta della movida milanese; attaccata alla sua solida tradizione artigiana che è sempre più relegata nell’angolo dalla demolizione dei vecchi opifici e dagli arrivi dei nuovi creativi; nostalgica delle “occupazioni” e degli “abusivi” ma sempre più affolata di negozi alla moda e appartamenti di lusso. L’Isola è ancora, come in passato, un quartiere che evolve per contraddizioni.
Ma soprattutto l’Isola è un luogo che vive una grande trasformazione, dal punto sociale, culturale, urbanistico. Il progetto di riqualificazione di Porta Nuova sta modificando in maniera definitiva la fisionomia della zona, affiancando alle vecchie case di ringhiera grattacieli di cemento di venti piani e più, con conseguenze ancora difficili da prevedere dal punto di vista sociale, culturale, della viabilità. Gli abitanti che da decenni lottano per una riqualificazione “umana”, che non la snaturi e tenga conto non solo dei metri cubi ma anche dei servizi che un quartiere deve avere per essere vivibile, continuano a creare reti di solidarietà e partecipazione passandosi il testimone da una generazione all’altra, dalle vecchie famiglie isolane ai nuovi arrivati.
C’è di certo che l’Isola è un luogo che seduce, chi ci ha vissuto la ricorda con nostalgia e chi ci viene ad abitare prima o poi rimane avvinto dal fascino discreto di questo paese nella città, vuole scoprirne il passato e occuparsi del suo futuro. Questo è quello che cerca di fare, nel suo piccolo, anche questo blog.