In via Pietro Borsieri 37, dove ora c’è il Blue Note (avete presente il Blue Note? Certo che ce l’avete presente, uno dei templi del jazz meneghino !!)
Un tempo no… Prima del Blue note c’è stato per tanti anni il Calestani, che se non ricordo male, faceva tende veneziane, ma prima del Calestani cosa c’era?? C’era una piccola officina con 4 o 5 operai dove venivano fabbricate pentole di alluminio, officina che lavorava a pieno ritmo (occorreva ricostruire tutto, anche pentole e padelle).
Il dramma accadeva quando queste pentole venivano passate con una mola, una mola rotante per satinarle e rendere uniforme la superficie. Forse non avete idea del rumore prodotto da una mola su una pentola di alluminio la quale, per la sua forma, le fa anche da cassa di risonanza. E’ un suono assolutamente agghiacciante, lancinante. Non so quanti decibel fossero…per di più senza nessuna armonia.
Le finestre di casa mia, in via Porro Lambertenghi, le finestre che davano sul cortile interno erano in linea anche con il cortile interno dell’officina, per cui non c’erano ostacoli in mezzo… nulla che spezzasse quella tortura sonora: sono cresciuto con quel suono nelle orecchie per 3 o 4 ore al giorno… questo spiega perchè io fossi sempre in giro a giocare, a fare casino, fuori casa.
Ora l’officinetta non c’è più, non c’è più nemmeno Calestani… c’è il Blue Note: i decibel sono rimasti una caratteristica di questo luogo ma, grazie al cielo, non sono più le pentole e la mola a produrlo, bensì alcuni fra i migliori jazzisti del mondo…. altro tipo di decibel!!!
di Piero Amerigo Vaccani