Una volta esisteva la locuzione “a buon mercato”, per indicare qualcosa di economico, non necessariamente di bassa qualità. Perché queste cose, in genere, si trovavano al mercato, ovvio. Ma l’ovvietà non è più cosa di questi tempi, e anche il mercato così come lo concepivamo ormai non esiste più. Almeno qui da noi, chissà nel resto della città.
Perché è capitato che un luogo trascurato da anni e ormai poco frequentato sia stato trasformato in qualcosa di completamente diverso, che può piacere o meno, ma che sicuramente mercato più non è, a dispetto del nome che ancora troneggia agli ingressi e con buona pace di chi ha il coraggio di scrivere che abbia “mantenuto intatta la sua identità di mercato rionale”.
Da pochi giorni infatti l’ex mercato Lagosta, attivo dal 1946, ha riaperto dopo due anni di intensa ristrutturazione, che hanno consolidato e ammodernato la costruzione originaria con nuovi arredi, nuove luci, impianti di riscaldamento e raffrescamento, la connessione wi-fi. E immancabilmente dei nuovi dehors destinati al consumo dei prodotti alimentari venduti e cucinati sul posto, tutti giorni della settimana dalle 9 alle 24h. Perché giustamente siamo all’Isola e vuoi non aprire un ristorante anche lì? Per lo meno con la ragionevole certezza che i prodotti serviti siano freschi di giornata.
Tutto nuovo insomma, come la maggior parte delle botteghe, nonostante i precedenti gestori avessero un diritto di prelazione rispetto alle nuove richieste. Cosa è successo?
Quello che sta capitando un po’ dappertutto a Milano, ogni volta che parte un progetto di “riqualificazione”. Poiché il Comune non ha i fondi per sostenere le spese, si appoggia ad un privato che fa un investimento da cui poi deve rientrare, e possibilmente anche trarne profitto. Così il nuovo gestore, oltre ad un sostanzioso affitto, ha preteso anche una provvigione del 13% sul fatturato: condizioni non facilmente sostenibili in ogni caso, figurarsi poi volendo mantenere prezzi da mercato (che a dirla tutto non lo erano nemmeno prima). Lo ha raccontato lo stesso Domenico, lo storico gestore della pescheria, che il giorno dell’inaugurazione era lì a protestare proprio per questo.
C’è poco da stupirsi se poi si trovano pezzi – pregiati per carità – di carne che costano anche un centinaio di euro al chilo. A patto che oltre al portafogli gonfio si abbia anche la curiosità di testare sapori esotici come la carne di renna, di zebra o di canguro, cui personalmente rinunciamo volentieri a favore di palati più sopraffini.
Certamente meglio poter disporre di un luogo piacevole, ben fornito e con prodotti di qualità piuttosto che lo spazio desolato che ci eravamo abituati a frequentare negli ultimi anni. Ma magari un minimo sforzo per calmierare un po’ prezzi salvaguardando il giusto profitto del privato il Comune poteva pur farlo, volendo continuare a definire mercato la collettiva di botteghe che serve ancora buona parte della popolazione, anche in considerazione del fatto che tanti alimentari negli ultimi anni hanno chiuso riconvertendo gli spazi in altrettanti ristoranti e bar.
A dispetto di tutto quel che si dice, all’Isola esiste ancora una parte di popolazione low budget che vive nelle case di famiglia o in quelle popolari. A meno che non si vogliano abbattere anche quelle per convertirle in residence di lusso. O forse sarebbe meglio chiedersi quando, ma sempre ricordandosi che negli ultimi due anni Milano ha perso la bellezza di 18.000 abitanti, pari ad un intero quartiere della città.
Detto questo, un grande bentornato a chi abbiamo rivisto dopo la bellezza di due anni, e un in bocca al lupo per chi inizia questa nuova avventura. A tutti gli altri, ancora una volta, buon appetito!