Come si è svolto il concorso internazionale che ha decretato il nuovo volto del Cavalcavia Bussa, che verrà discusso direttamente con i progettisti oggi alla 18? E quali sono le motivazioni della scelta? Alcune cose da sapere per prepararsi all’incontro di stasera.
I progetti presentati al concorso internazionale per il Cavalcavia Bussa sono stati 128, parecchi meno rispetto a quelli per il centro civico, ma il tema e le difficoltà erano obiettivamente molto più grandi: si trattava di una progettazione a scala urbana di un’infrastruttura complessa allo stato di degrado ma con un potenziale altissimo. Già il percorso partecipato ne aveva sviscerato le potenzialità, e poi la contiguità con l’Isola e l’opposto fronte del quartiere che fa perno su via Quadrio ne hanno segnato favorevolmente il destino, potenziato anche dall’idea di creare la prima velo-stazione a ridosso della stazione di Porta Garibaldi che sarà un nodo di interscambio bici-metro-mezzi pubblici-treni.
Claudio, che ha fatto parte della giuria come rappresentante dei cittadini che han preso parte al percorso partecipato, ha raccontato così questa esperienza, fornendo anche le motivazioni della scelta.
“L’esperienza di essere giurato in un concorso di questo livello è stata eccezionale. Si vedono risposte diversissime allo stesso tema e obiettivamente se ne sono viste molte assolutamente fuori scala e non conformi alle richieste del bando di progettazione. La giuria era formata esclusivamente da tecnici: 2 dell’amministrazione, 2 dell’ordine degli architetti, 1 del consiglio di zona 9 e 2 del percorso partecipato. Il prof.arch.Giulio Ernesti ed io anche eravamo questi ultimi.
La scelta dei 10 progetti finalisti aveva lasciato aperta la porta a molte possibilità: il sogno tutto verde di una piastra totalmente alberata con piante disegnate alte 30-40 metri (!), all’indefinito di uno spazio totalmente in progress che presumeva un percorso partecipato attivo per anni per poter alla fine configurare per gradi e forse faticosi passaggi multipli i bisogni momentanei e definitivi. In mezzo, progetti sfumati tra queste due realtà.
Scelta non facile frutto di un fine lavoro di indagine sulle tavole di progetto e nei ricchi dossier di supporto; però con un lavoro di scrematura fine si è arrivati alla selezione dei 3 più meritevoli che subito erano balzati avanti rispetto agli altri 7. Progetti diversissimi tra loro ma che in qualche modo contenevano lo spirito sempre sentito: la flessibilità, l’indefinitezza, il verde, le attrezzature sportive, di ritrovo di socialità e cultura, gli attacchi alla città tramite le 2 testate sud e nord, la complessità, la pedonabilità e ciclabilità e non ultimo una “facciata” sulle ferrovie. Insomma uno spazio nuovo per la città intera.
L’ultimo giorno, mercoledì 24 settembre, è stato completamente dedicato a una sorta di difesa e ricerca attenta delle debolezze di questi ultimi 3 progetti. Un dibattito coinvolgente condotto con passione e grande attenzione, sempre in tono colto e pacifico, insomma una sorta di processo finale.
La votazione veramente sul filo di lana ha fatto emergere un progetto che conteneva gran parte dei requisiti attesi: flessibilità, aree in progress, attrezzature sportive, punti di ritrovo collettivo, bar e servizi igienici, ciclabilità, chiusura al traffico con utilizzo solo per mezzi di soccorso e manutenzione, poi la possibile nuova discesa di collegamento con la futura velostazione farà il resto potenziando i collegamenti pedonali e la godibilità del ponte.
Il 1°, il vincitore, è un gruppo di giovani architetti romani peraltro non presenti nella mattinata di apertura delle buste, quasi tutte donne con capogruppo una 34enne di Taranto, l’arch.Saracino, decisamente brave oltremodo non essendo milanesi e che hanno proposto un “fronte comunicativo” sulle ferrovie…
Il 2°, il più innovativo perchè presumeva un progress basato sul coinvolgimento sociale e culturale dei cittadini che si promuovevano motori di iniziative attive sia per la creazione degli spazi che per la strutturazione e gestione delle attività ed eventi, è di un arch. Inglese di Geenwich: progetto complessissimo, fatto e presentato da lui solo! mannaggia che testa fina!
Il 3° con capogruppo l’arch. Lunati di Milano proponeva il riferimento al recupero filologico e storico alle piantate ottocentesce dei bastioni e delle Tuilleries di Parigi, fatto da qualche centinaio di alberi di ciliegio che creavano un soprasuolo a circa 1 metro di altezza dentro il quale, in una sorta di invaso, stavano le attrezzature sportive, di aggregazione e sosta.
Del 1° è mirabile la soluzione dell’attacco di Quadrio che ridà uno spazio vero di fronte all’asilo; sul fronte Isola l’inizio di via Borsieri, che comprende l’ex parcheggio+area gatti e lo spazio antistante le case popolari (quelle con la strada ribassata) diventa una collina-piazza alberata poichè la strada che sale al Bussa, quella parte che deve restare in uso perchè beni Stabili ne ha un diritto in atto, verrà spostata a ridosso della torre stessa “togliendosi dai piedi” da dove stà adesso! Questa ed altre proposte che avevo-avevamo fatto nelle varie riunioni con l’amministrazione hanno scavato e fatto si che cose e temi ostici si potranno realizzare”.
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